Il Regolamento UE sul Green Pass è stato approvato il 14 giugno, rettificato il 5 luglio, ma l’Italia il 12 agosto ha recepito una versione sbagliata. Quella che esclude ogni tipo di discriminazione soprattutto per coloro che non sono vaccinati per libera scelta. Al di là della questione squisitamente politica, è opportuno soffermarsi sull’incidente di percorso della traduzione del Regolamento europeo varato il 14 giugno scorso dal Parlamento e dal Consiglio UE.
I fatti dovrebbero essere noti, ma val la pena di riproporli. Nel Regolamento UE (UE) 2021/953 pubblicato nella Gazzetta ufficiale europea del 15 giugno 2021 che di fatto disciplina il Green Pass, in uno dei “considerando” che rappresentano di fatto i paragrafi introduttivi alla parte di dettaglio del provvedimento, nella fase della traduzione in italiano è stato “saltato” un passaggio.
IL TESTO E L’ERRORE NELLA TRADUZIONE
Quale? Proprio quello che prevede la non discriminazione di coloro che hanno scelto di non vaccinarsi. Il testo “originale” (e non originario) del “considerando 36” era il seguente:
«(36) È necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate, per esempio per motivi medici, perché non rientrano nel gruppo di destinatari per cui il vaccino anti COVID-19 è attualmente somministrato o consentito, come i bambini, o perché non hanno ancora avuto l’opportunità di essere vaccinate o hanno scelto di non essere vaccinate. Pertanto il possesso di un certificato di vaccinazione, o di un certificato di vaccinazione che attesti l’uso di uno specifico vaccino anti COVID-19, non dovrebbe costituire una condizione preliminare per l’esercizio del diritto di libera circolazione o per l’utilizzo di servizi di trasporto passeggeri transfrontalieri quali linee aeree, treni, pullman, traghetti o qualsiasi altro mezzo di trasporto. Inoltre, il presente regolamento non può essere interpretato nel senso che istituisce un diritto o un obbligo a essere vaccinati…».
Il testo pubblicato sul sito dell’UE in data 15 giugno 2021, nel Pdf della versione italiana ha saltato l’inciso “…o hanno scelto di non essere vaccinate”.
LA RETTIFICA DELL’UE
A sollevare il caso, è stato l’europarlamentare, on. Pernicola Pendicini (Verts/ALE) autore di una interrogazione urgente il 1 luglio, che ha rilevato l’errore (una distrazione?) costringendo l’UE a correre ai ripari. Sta di fatto che il 5 luglio successivo, sulla Gazzetta ufficiale UE è stata pubblicata la modifica che “integra”, o meglio “rettifica” il testo pubblicato in italiano rendendolo così uniforme alla versione ufficiale.
L’Italia è andata avanti pe rla sua strada e, proprio utilizzando il condizionale introdotto dal regolamento europeo (“…il possesso di un certificato di vaccinazione, o di un certificato di vaccinazione che attesti l’uso di uno specifico vaccino anti COVID-19, non dovrebbe costituire una condizione preliminare per l’esercizio del diritto di libera circolazione…), ha deciso di regolamentare le cose in maniera diversa.
I DL DI LUGLIO E AGOSTO, LA FAQ Q IL REGOLAMENTO “VECCHIO”
E così prima è intervenuto con il dl 105 del 23 luglio (che ha introdotto dal 6 agosto l’obbligo del green pass per i ristoranti (chi si siede ai tavoli all’interno), le manifestazioni sportive, culturali, ecc. e poi con il dl 111 del 5 agosto ha introdotto obblighi per la scuola, in particolar modo per docenti e studenti sollevando un polverone. A tutto ciò si aggiunga una “FAQ” partorita il 14 agosto con cui di fatto è stato “comunicato” il divieto per le mense aziendali. Ne avevano viste tutte durante i famosi DPCM di Conte, ma ancora una volta si è intervenuti su una norma non con un decreto o con uno degli strumenti previsti dalle norme, ma con una FAQ.
Mentre accadeva questo l’Italia (sempre la solita coincidenza!!), in data 12 agosto 2021 ha pubblicato in Gazzetta ufficiale “Serie Speciale Unione europea” n. 63, il Regolamento UE (UE) 2021/95, quello famoso sul Green pass e oggetto di “errore di traduzione”. Indovinate che versione è stata pubblicata? Quella ante “rettifica” (del 5 luglio). Praticamente per lo Stato Italiano la versione vigente (e recepita a livello nazionale) resta quella sbagliata, o più precisamente la versione che è stata tradotta male ma che originariamente è rimasta sempre la stessa. Insomma poche idee ma ben confuse.
Perdonate il gioco di parole, ma quello che sta accadendo è davvero qualcosa di surreale. Intanto, la confusione regna sovrana. E vien da chiedersi: possibile che illustri e autorevoli dirigenti delle tecnostrutture legislative ministeriali o di Palazzo Chigi siano capaci di affermare il contrario di tutto ponendo l’Italia in una condizione “discutibile” nei confronti di tutta l’Europa. Nessuno è contrario alle norme, ma purtroppo, come capita spesso, la toppa è peggio del buco.