Una malattia spesso scoperta tardi quando il danno è ormai bello è fatto. Colpisce anche le giovanissime, spesso è latente e la diagnosi arriva anche a distanza di 7 anni dalla comparsa di sintomi evidentemente trascurati. Poco conosciuta e difficilmente riconoscibile, l’endometriosi è una malattia che in Italia colpisce 3 milioni di donne, poco più di 8mila in Puglia negli ultimi 10 anni. Tale patologia infiammatoria rappresenta per chi ne soffre un vero e proprio calvario, tant’è che è stata codificata tra le patologie invalidanti negli stadi clinici più avanzati («moderato o III grado» e «grave o IV grado») riconoscendo il diritto all’esenzione di alcune prestazioni specialistiche.
La malattia
Cosa è l’endometriosi? Per comprendere il meccanismo di tale patologia, va detto prima di tutto che l’utero si divide in tre parti: il rivestimento esterno, detto perimetrio; il miometrio, cioè il muscolo o quella che potremmo definire la «culla di carne»; e, infine, l’endometrio che si trova all’interno del miometrio. L’endometrio è una mucosa che si «attiva» sotto lo stimolo ormonale.
L’endometriosi, quindi, si verifica con l’uscita dell’endometrio dalla sua sede naturale, quindi con il passaggio, causato dalle contrazioni uterine che avvengono durante la mestruazione, di suoi frammenti, dall’utero nelle tube e da queste in addome, con impianto sul peritoneo e sulla superficie degli organi pelvici, raramente su fegato, diaframma, pleura e polmone.
Come rivelano le elaborazioni fatte dal Ministero, l’endometriosi presenta un picco di incidenza tra i 25 e i 35 anni, anche se ormai è sempre più frequente un aumento di casi fra le giovanissime e le adolescenti. È proprio durante l’adolescenza che insorgono i primi sintomi, talvolta trascurati: la malattia può manifestarsi infatti con la comparsa della prima mestruazione e accompagnare la donna sino alla menopausa.
I casi di ereditarietà
Talvolta, non è solo sollecitata dalla stimolazione ormonale, ma anche da un sistema immunitario «debole» che consente lo sviluppo di uno stato infiammatorio che vede il principale sintomo dei dolori. Inoltre, in base agli studi scientifici, le donne che hanno la madre o una sorella affette da endometriosi hanno un rischio di svilupparla sette volte maggiore rispetto ad altre. La diagnosi fatta in tempo può consentire di migliorare la qualità della vita e prevenire l’infertilità (35-40% dei casi). Per tale ragione è indispensabile il ruolo del medico di medicina generale o i ginecologi per gli input ad approfondimenti strumentali, quale l’ecografia, per una diagnosi corretta, oppure step successivi i\n caso di presistenza di sintomi».
Puglia 9 casi ogni 10mila donne
I dati della Regione Puglia registrano una casistica che si attesta al di sopra degli 800 casi all’anno con un decremento registrato nel 2020 (630) a causa della pandemia che ha limitato le diagnosi. In base ai numeri, ogni anno sono diagnosticati in Puglia 9 casi ogni 10mila donne di endometriosi, rrferto che spesso arriva dopo un percorso il più delle volte vissuto con gravi ripercussioni psicologiche per la donna. La Puglia, in linea con un progetto avviato a livello nazionale sulla base di una norma introdotta da due anni, sta partecipando insieme ad altre regioni a un progetto di ricerca che mira a studiare il fenomeno «nella sua distribuzione geografica e temporale». Infatti l’endometriosi – le cui cause restano ancora ignote – potrebbe essere legata allo stile di vita motivo per cui va considerata una malattia sociale.
L’articolo pubblicato su la Gazzetta del Mezzogiorno del 30 marzo 2022