Le Zes non sono ancora partite, ma la corsa agli accaparramenti sì. Politica e imprenditoria (speriamo della sana) intravedono nelle Zone economiche speciali una opportunità, ufficialmente, di fatto un modo per sfruttare il tema della competitività per interesse propri. Sarà per questo motivo che la novità introdotta dal dl Pnrr 2, vario dal Governo la vigilia di Pasqua, ha scosso qualche sensibilità istituzionale. Il perchè è presto detto. Il Consiglio dei ministri, su proposta della responsabile del dicastero del Sud e della Coesione, Mara Carfagna, ha infatti introdotto una modifica al dl 91 del 2017 – quello che ha istituito le Zes – con cui viene dato potere ai commissari di riperimetrare le aree non assegnate che nella sola regione ammontano complessivamente a 350 ettari.
ITER PIU’ SPEDITO
Il Governo ha infatti voluto prevedere un iter più spedito, e meno farraginoso, per non perdere competitività a causa del mancato utilizzo di quelle aree che, per usare un termine tecnico, non sono state ancora assegnate: per tale ragione è stato introdotto un meccanismo che consentirà ai commissari straordinari di avviare l’iter per l’assegnazione delle aree ma a una condizione: il limite massimo di superficie previsto per ciascuna Zes dovrà essere immutato e le assegnazioni dovranno rispettare il Piano strategico delle Regioni.
La chiusura della procedura avverrà con una Dpcm proposto dal ministro per il Sud “sentita” la Regione.
RISCHIO INCURSIONI NELLA CONVERSIONE
Sul punto, la Regione Puglia, con l’assessore alle attività produttive, Alessandro Delli Noci, ha già messo le mani avanti «auspicando» che le scelte ricadano su aree «in possesso di adeguate infrastrutture-viabilità di connessione con porti e aeroporti e le principali piattaforma logistiche». E su cui «vi sia concreto» interesse di soggetti a realizzare insediamenti produttivi.
A buon intenditor poche parole: la Regione, evidentemente, non intende essere del tutto «scavalcata». E non è da escludere che si mettano in moto le pattuglie parlamentari per intervenire con qualche emendamento nell’iter di conversione del decreto legge.
LA ZES ADRIATICA E IONICA
Sono due le Zone economiche speciali che ricadono nel territorio della Puglia: Una è l’«Adriatica» e include tutte le province pugliesi tranne Taranto oltre alla regione Molise; l’altra Zes è la «jonica» e ricomprende Taranto e la regione Basilicata. Le due Zes «pugliesi», annoverano circa circa 4mila e 500 ettari (meno di 3mila l’Adriatica e poco più di 1.500 quella jonica), di cui 350 non risultano ancora assegnati (261 nella Adriatica e 88 nella Jonica).
A tali territori andrebbero aggiunti anche le superfici «nettizzate» da quelle particelle che ricomprendono ad esempio le aree (come ad esempio alcune strade) sulle quali non potranno essere realizzati interventi.
Il nuovo dl (articolo 32) passato in Consiglio dei ministri alcuni giorni fa ha infatti previsto «una procedura straordinaria di revisione del perimetro delle aree individuate, improntata al principio di massima semplificazione e celerità, da attivarsi su iniziativa del Commissario… fermo il limite massimo delle superfici fissato per ciascuna Regione, in coerenza con le linee e gli obiettivi del Piano di sviluppo strategico».
Un dettaglio: la riperimetrazione delle aree, dopo l’atto del commissario, avverrà con decreto del Presidente del Consiglio di ministri, su proposta del ministro per il Sud, «sentita» la Regione.
NUOVE REGOLE SUL CREDITO DI IMPOSTA
Ma non è tutto. Il Governo ha ritenuto di definire anche le modalità di incentivi del credito d’imposta. La modifica introdotta dal DL «Pnrr 2» non è di secondaria importanza perché amplia la platea degli investimenti assoggettabili: nella versione attuale (art. 5, co. 2), si legge «Il credito d’imposta è esteso all’acquisto di immobili strumentali agli investimenti». Il decreto legge ha inteso affinare l’articolato normativo chiarendo che «Il credito di imposta è esteso all’acquisto di terreni e all’acquisizione, alla realizzazione ovvero all’ampliamento di immobili strumentali agli investimenti». Il Governo ha anche integrato la dotazione finanziaria di altri 250 milioni di euro, di cui 50 per il 2022 e 100 per ciascuna delle due annualità successive, da fruire con i cosiddetti contratti di sviluppo del Fondo di coesione 2021-2027.
STRUTTURE SENZA UN INDIRIZZO MAIL
Le Zes Adriatica e Jonica, però, per il momento sono formalmente ferme perché i due commissari straordinari nominati da Draghi da qualche mese non sono ancora operativi causa assenza della «bollinatura» dalla Corte dei Conti. Ad oggi, sia il commissario della Zes Adriatica, l’ing. Manlio Guadagnuolo, sia quello della Zes Jonica, avv. Floriana Gallucci, non hanno ancora avuto il via libera tecnico dalla magistratura contabile. Sono senza sede (l’Adriatica dovrebbe insediarsi alla Camera di commercio di Bari) e non hanno una struttura organizzativa che dovrà rispondere alle istanze delle imprese.
Una situazione di stallo che vede al palo investimenti infrastrutturali per oltre 200 milioni di euro poiché le procedure non possono ancora partire. Il Pnrr, ricordiamo, prevede che i cantieri debbano essere avviati (con tanto di certificato inizio lavori) entro il 31 dicembre 2023 e i lavori conclusi per il 30 giugno 2026.
C’E’ (TROPPO SPAZIO) PER TUTTI
Dalla palestra, al campo sportivo, all’ampliamento della carrozzeria o persino al (poco probabile) panificio. Al credito d’imposta possono accedere tutti senza nessuna distinzione (ad esempio codice Ateco), salvo che la legge non disponga diversamente. E attualmente così non è.
Il chiarimento è arrivato pochi giorni dall’Agenzia delle entrate dell’Abruzzo in risposta a un quesito (non un interpello) posto da una società sportiva dilettantistica senza scopo di lucro iscritta al Coni. Il punto era il credito di imposta riconosciuta dal 25% dell’investimento per le grandi imprese al 45% per le piccole. Alla domanda se l’agevolazione fiscale fosse possibile anche per una realtà come la loro che gestisce palestre, la risposta è stata positiva. E la spiegazione data dall’apposito gruppo di lavoro credito Zes istituito presso l’Agenzia delle Entrate (a conferma dell’importanza di tale strumento economici e del suo impatto economico-fiscale) è sintetizzato nel fatto che per accedere al credito d’imposta è sufficiente documentare un reddito d’impresa.
L‘AGENZIA DELLE ENTRATE
L’articolo 5 del DL 91/2017, quello istitutivo delle Zes da cui è partito un lungo iter che oggi non ha ancora prodotto risultati concreti, ha esteso agli investimenti effettuati nelle Zes il credito d’imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno. In che modo? Applicando, in quanto compatibili, le disposizioni della norma istitutiva (art. 1, co. 91, Legge 208/2015).
Tradotto, anche sulla base di una circolare esplicativa dell’Agenzia delle Entrate del 3 agosto 2016, il destinatari del beneficio «sono tutti i soggetti titolari di reddito di impresa». Pertanto, in assenza di una espressa esclusione prevista dalla legge, venendo al caso della Onlus «si ritiene che possano beneficiare anche gli enti non commerciali con riferimento all’attività commerciale eventualmente esercitata».
Ma non è tutto. Per tale (corretto) principio di non discriminazione, sia che si tratti dell’ampliamento della carrozzeria sia del grande insediamento produttivo, sono previsti iter acceleratori e speciali. Almeno sulla carta. Dall’autorizzazione unica (in cui il commissario riunisce la conferenza di servizi che approva, salvo taluni limiti), allo Sportello unico digitale in fase di implementazione finalizzato a garantire un unico punto di accesso, alla riduzione di un terzo dei tempi procedimentali.
IL SITO DOVE VEDERE LE AREE ZES
Tutto ciò, però, deve fare i conti con l’antico dettO «chi fa cosa». Perché, per ora, sino a prova contraria, i commissari sono fantasmi. Possono operare «informalmente», non hanno un recapito istituzionale e devono tenere incontri come «zingari». Ma soprattutto non c’è nessuno che possa ricevere (o rispondere) a una mail visto che non c’è neanche una casella di posta elettronica «diretta» salvo quelle pubblicate sul sito che rimandano alla Regione o al Dipartimento per la coesione.
Intanto, da alcuni mesi, la Regione Puglia ha pubblicato un sito (
zes.regione.puglia.it) dove ciascun interessato può verificare l’eventuale inserimento del suolo in cui ha una attività di impresa o vuole realizzarne una nella «perimetrazione» delle Zes. Aree ricordiamo per ora fotografate da un decreto ministeriale che, alla luce del dl Pnrr 2, potranno essere modificate in caso di «inattività» oppure per integrazione di altre non ancora assegnate. Una partita, quest’ultima, in cui si scateneranno molti appetiti.