Finalmente a casa, il peggio è alle spalle. Un abbraccio a tutti e grazie per la vostra vicinanza. Forse molti amici (e non) eviteranno di mettere un like a questo post soprattutto per quanto scrivo nella seconda parte, ma la verità non deve temere nulla.
Ringrazio di cuore medici (struttrurati e specializzandi) e infermieri della Cardiologia universitaria del Policlinico diretta dal prof. Stefano Favale, quegli “eroi” (espressione troppo spesso impropriamente utilizzata quando ha il sapore di una beffa) costretti a lavorare in condizioni pietose, con doppi turni (2 infermieri per una terapia intensiva con 8 posti letto e altri 12 posti di degenza e solo 6 medici per guardie h24, urgenze e attività ambulatoriale) croniche carenze strutturali e mezzi precari messi a disposizione da un sistema (la “s” minuscola è voluta) che ignora quanto accade al di là di un taglio di nastro e in realtà dimentica questi “eroi”.
In 9 giorni di degenza mi sono sentito a casa, ho visto gente svolgere funzioni ulteriori rispetto alle proprie mansioni per rispettare la dignità dei pazienti ed evitare disservizi (un oss ha persino riparato un lavandino). “Facciamo quel che possiamo…”: per un attimo mi sono chiesto se le sventolate dichiarazioni ufficiali “il paziente al centro” non rientrassero in uno stereotipo che non funziona più.
Il personale di questo reparto non ha fatto mancare. a me e a tutti gli altri ricoverati, quella vicinanza e quel sentimento di altruismo che supera ogni dovere contrattuale. Ci chiamavamo per nome e scherzavamo, loro trovavano sempre un minuto per trattenersi in stanza e rivolgere qualche parola di conforto per farci dimenticare questa brutta esperienza. La notte, occhi sgranati sui monitor e orecchie sui campanelli. Questi sono eroi, ma silenziosi e lontani dalle luci dei riflettori…