La vicenda processuale di Mingo, ex inviato di Striscia la Notizia, e della moglie, è stata definita il 14 dicembre 2020 dal Tribunale di Bari (giudice monocratico Rosa Calia Di Pinto) con una decisione che si riassume così: in parte con una sentenza di condanna, in parte con l’assoluzione perchè “il fatto non sussiste” e in parte per “intervenuta prescrizione”. Una sentenza che, si può dire, sembra accontentare tutti: i diretti interessati attraverso i loro legali fanno sapere di aver dimostrato la loro estraneità con l’assoluzione per i fatti più gravi, la Procura ha visto reggere sia pure in parte il quadro accusatorio (più che dimezzate le sue richieste) e la parte civile ha ottenuto anche il risarcimento.
Se ci fu truffa ai danni di Mediaset per i c.d. servizi taroccati questo avvenne solo per 4 casi su 10 nell’arco di un anno. Nessuna colpevolezza invece per la frode sui finti figuranti. Da una presunta truffa complessiva di 171mila euro si è passati a 8.550 euro.E ancora: responsabilità per una falsa denuncia (il ritrovamento di documenti e carte di credito) e diffamazione nei confronti Mediaset.
Mingo De Pasquale, e la moglie Corinna Martino (entrambi erano soci della MEC Produzioni che confezionava i servizi per il programma di Canale 5) sono stati condannati complessivamente a un anno e due mesi di reclusione (pena sospesa): il pm aveva chiesto 2 anni e 8 mesi . Dovranno risarcire Mediaset e altri 10 parti civili (tra cui Antonio Ricci, patron del programma), e dovranno pagare le spese processuali quantificate in oltre 12mila euro. Inoltre, sono stati condannati a una provvisionale di 5mila euro per Rti, Ricci e Beccati (questi ultimi due autore e coautore del programma) e altri mille euro per ciascuna delle altre 8 parti civili.
Il processo, articolatosi in una decina di udienze in cui sono stati ascoltati una sessantina di testimoni, ha visto ridursi parte dell’originario impianto accusatorio (12 pagine di capi di imputazione).
Una vicenda, ricordiamo, scaturita dopo un servizio per un falso avvocato nel 2013 (da cui partì una denuncia dell’Ordine per accertare i fatti) che diede vita un’indagine della Procura che sfociò in una inchiesta che mise sotto accusa l’ex inviato barese, MIngo De Pasquale, la moglie amministratore della società di produzione, e quindi tutta la “sede” di Bari.
Sette i capi di imputazione, due dei quali incentrati sulla presunta truffa: il capo A), in cui si mettevano in discussione 10 servizi (tra gennaio e dicembre 2013) per un totale di poco più di 21mila euro di somme “sottratte a Mediaset; e il capo B) che riguardava le presunte false prestazioni dei figuranti per un totale di “danno” pari a 150mila euro. Quest’ultimo è stato azzerato, del primo sono rimasti in piedi 4 episodi per un totale di 8.550 euro.
Il Capo A (imputati entrambi) prendeva in considerazione i 10 presunti servizi taroccati: complessivamente la truffa a Mediaset si aggirava intorno ai 21mila e 75 euro. Il tribunale ha accertato la RESPONSABILITA’ e inflitto la CONDANNA per quattro servizi (in realtà sono tre, perchè uno è “doppio”), per altri 3 il reato si è PRESCRITTO, per altri 3 è intervenuta l’ASSOLUZIONE perchè IL FATTO NON SUSSISTE.
Di seguito il dettaglio (tra parentesi la data della messa in onda) e accanto la decisione del tribunale.
1) Intermediario bancario Margherita di Savoia (7 gennaio 2013) PRESCRIZIONE
2) Dipendente della Motorizzazione per recuperare punti patente (21 gennaio 2013) PRESCRIZIONE
3) Sedicente avvocato Casamassima (25 marzo 2013) PRESCRIZIONE
4) Agente interinale Cassano che offriva posti di lavoro (15 maggio 2013) CONDANNA
5) Maga sudamericana Noicattaro (20 maggio 2013) ASSOLUZIONE
6) Maga sudamericana Corato (2 giugno 2015) ASSOLUZIONE
7) Falso assicuratore Noicattaro (1 ottobre 2013) CONDANNA
8) Iridologo a Capurso che faceva diagnosi guardando negli occhi (14 ottobre 2013) ASSOLUZIONE
9) Donna che assumeva giovani in cambio di prestazioni sessuali (22 ottobre 2013) CONDANNA
10) Finto assicuratore Modugno (5 dicembre 2013) CONDANNA
Il capo B (imputata Corinna Martino): riguardava la presunta truffa dei figuranti, ovvero aver fatto pagare a Mediaset il costo di collaboratori/attori utilizzati per i servizi per prestazioni che – secondo la Procura – non erano state mai effettuate. Questo era il capo di accusa più pesante, perchè riguardava un truffa da oltre 150mila euro: è stato azzerato. Il Tribunale ha dichiarato la PRESCRIZIONE per i fatti commessi fino al 19 aprile 2013, mentre per gli altri dopo quella data ha cancellato tutto con un colpo di penna: IL FATTO NON SUSSISTE
Il capo C (imputati entrambi): Simulazione di reato. In questo caso l’accusa si riferisce al servizio su un finto avvocato. REATO PRESCRITTO
Il capo D (imputata Corinna Martino): Falsa denuncia. L’imputazione si riferisce alle denuncia di smarrimento e ritrovamento di patente di guida o carta di credito (una delle quali sarebbe stata utilizzata per noleggiare l’auto per un servizio sotto accusa). Capo di imputazione per due terzi PRESCRITTO. CONDANNA per un solo episodio (la denuncia di aver ritrovato nella cassetta della posta i documenti smarriti).
Il Capo E (imputata Corinna Martino): Simulazione di reato. In questo caso l’accusa si riferiva a una presunta (falsa) denuncia del furto di un computer nella sede della Mec Produzioni. REATO PRESCRITTO
Il Capo F (imputati entrambi): Calunnia nei confronti del co-autore del programma Striscia la Notizia, Lorenzo Beccati. Secondo la Procura, Mingo e la moglie avrebbero accusato Beccati di essere stato ispiratore di un servizio su un falso avvocato. I due sono stati ASSOLTI perchè IL FATTO NON SUSSISTE.
Il Capo G (imputato Mingo): La diffamazione nei confronti degli autori del programma e dei vari collaboratori di Striscia la Notizia per alcune affermazioni fatte con comunicati stampa diffusi attraverso alcuni media. Il tribunale ha riconosciuto la RESPONSABILITA’ e ha inflitto la CONDANNA all’ex inviato.
Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 90 giorni. Dopo quella data, le parti potranno decidere di fare appello anche se entro il prossimo anno quello che resta dell’intero processo potrebbe essere interessato dalla totale prescrizione.