La cultura del «no» ad ogni costo ha frenato per troppo tempo lo sviluppo di alcuni territori, inasprendo sempre di più il divario tra Nord e Sud. Gli ultimi tre anni hanno rivoluzionato la vita in tutto il mondo: sono cambiate abitudini, è esploso il commercio elettronico e la necessità di spostare pacchi o container si è fatta sempre più pressante.
La logistica è una parola che racchiude un universo di 86mila imprese e una platea di 1,4 milioni di lavoratori: un settore che rappresenta la spina dorsale dell’Italia perchè se le merci non viaggiano, la ricchezza non circola. Non a caso il segmento dei trasporti è quello che vede il maggior numero di operatori.
Le consegne, al giorno d’oggi, devono essere frequenti e veloci ed è per questo che vi è sempre necessità di garantire i trasferimenti interni, e soprattutto all’estero, attraverso una rete di collegamenti di sistemi di trasporto. Che devono fare i conti con i parametri di sostenibilità ambientale. La gomma deve cedere il passo alle ferrovie, il settore marittimo deve merita maggiore attrazione, così come il cargo aereo non può essere polarizzato a Malpensa (in tal senso, Grottaglie sta per… decollare).
La Puglia ha potenzialità non indifferenti e ora deve correre soprattutto per i trasporti dell’ultimo miglio, dove un contributo può arrivare dalle Zes. Per fare sistema servono investimenti su treni, infrastrutture ferroviarie, strade: occorre disegnare una rete che si colleghi una volta per tutte ai corridoi europei. Diversamente, l’ultimo miglio rischia di diventare un binario morto.
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