La Puglia nella classifica delle regioni non se l’è vista tanto bene soprattutto alla luce degli ultimi dati. E per questo talvolta mi chiedo se vivo su un altro pianeta dopo il teatrino cui tutti siamo chiamati a partecipare sull’emergenza Covid. Mentre impazza il caso vaccini, con denunce di disservizi di cui tanti cittadini sono testimoni, si issano bandiere sui tetti di opere in costruzione. Come dire, se da una parte mancano anche le fondamenta, qui siamo arrivati al solaio. E così, mentre si pianta il tricolore sul tetto di un ospedale in costruzione, in quello stesso tricolore sono virtualmente avvolti i pugliesi che continuano a pagare il conto del Covid.
Per settimane la Puglia regione ha toccato picchi di contagi mai raggiunti, ha riempito le terapie intensive sfiorando il 50%, ha esaurito i posti letto trovando sfogo nell’ospedale in Fiera costato il doppio del previsto e, infine, sui vaccini ha inaugurato la stagione della richiesta a sportello, peggio della fila al banco salumeria dove almeno lì è richiesto il numero.
Tutto ciò accadeva dopo oltre un anno di convivenza con la pandemia. Non giudico le persone, ma osservo i fatti. Nonostante le rassicurazioni dell’estate scorsa (vi ricordate i video in cui si diceva che “era tutto pronto?” e che gli ospedali erano perfettamente in grado di far fronte all’emergenza?), il sistema non ha retto. Se qualcuno ha la memoria corta ecco cosa si diceva sulla famosa “seconda ondata”.
Il raddoppio dei posti letto di terapia intensiva si è realizzato (se) con estremo ritardo rispetto alle previsioni. Le assunzioni del personale sono avvenute in piena emergenza (ed era passato un anno), per non parlare della messa a regime delle Usca o del sistema di gestione dei tamponi da parte del medici di base con un software che funzionava a singhiozzo, e l’ospedale dei 45 giorni ha triplicato i tempi di attivazione.
Intanto, mentre la gente beata dall’informazione dolce, se ne andava a spasso tranquilla e mangiava panini in allegra compagnia, ignorava che di lì a poco quello tsunami ci avrebbe travolto tutti, riempiendo ospedali e aumentando la velocità del contatore dei morti.
Anzichè pubblicare cartoline di scuse con le (solite) lacrime da coccodrillo, forse sarebbe stato più utile che tutti facessero la loro parte anche “richiamando” chi probabilmente di errori ne stava commettendo uno dietro l’altro. E invece è prevalso un altro spirito di squadra, quello politico, che con il nuovo Governo ha preso una rotta diversa dal “volemose bene” di quello precedente. Dopo un sonoro richiamo da parte del neo commissario all’emergenza sui vaccini (qualcuno ha parlato persino di commissariamento), e dalla vergogna dei furbetti su cui ancora manca un pezzo di verità, si sventolano trionfalmente risultati (adesso) ignorando quanto accaduto e quanto sta accadendo con un sistema che va avanti a singhiozzo con luoghi dove tutto va bene e altri dove non si comprende cosa accade visto che alcune persone si ritrovano persino modificate le prenotazioni dei vaccini a loro insaputa.
Ancora una volta, tutti preferiamo farci ammaliare da belle parole e video, da ridondanti comunicati stampa infarciti di numeri e da letture distorte di una realtà assolutamente diversa da quella che si racconta. La realtà è quella che si vive per strada, negli ospedali e non in studi privati allestiti come salette tv. E sono pronto a scommettere che la visita del generale Figiuolo e del capo della Protezione civile, sarà una ennesima passerella. Speriamo che passi presto, e che Dio ci aiuti!!!