La seconda ondata del COVID ha colto di sorpresa la Sanità in Puglia. La scorsa estate la Regione ha prospettato notizie confortanti e rassicuranti, diffondendo video e comunicati. Ma su terapie intensive, posti letto, e tenuta degli ospedali, ogni tipo di comunicazione fatta in campagna elettorale si è rivelata poco azzeccata.
La comunicazione istituzionale fatta dalla Regione, che per certi tratti, è stata… in qualche circostanza illusionistica. A giugno si parlava di contagi bassissimi, si prevedeva già la seconda ondata ma si diceva che i nostri ospedali avrebbero retto l’impatto.
Intanto sono passate le settimane, abbiamo aperto le nostre frontiere, il virus è andato a spasso in spiagge, discoteche, sale ricevimenti e in ogni dove. Poi ha “timbrato il cartellino” alla riapertura delle scuole.
Man mano che i contagi crescevano – alla vigilia delle elezioni regionali – si susseguivano conferenze stampa e annunci di raddoppi di terapie intensive e posti letto. Il riferimento è al 3 agosto data di presentazione del nuovo Piano ospedaliero in Puglia: i raddoppi erano solo sulla carta. Dalla Regione assicuravano che la seconda ondata (tutti conoscevano l’impatto) avrebbe comunque consentito al nostro sistema “in sicurezza” di svolgere l’attività ordinaria.
Il 25 ottobre scorso la Regione ha annunciato la sospensione dei ricoveri ordinari, prima per tre giorni, poi a a tempo indeterminato. E così ogni buona intenzione ha dovuto fare i conti con un’amara realtà.
Il sistema sanitario pugliese, alla pari di quelli di qualche altra regione, ha così pagato ritardi nelle decisioni soprattutto in ordine alla cosiddetta medicina territoriale. Un argomento di cui si è parlato molto ma che non ha portato gli effetti sperati per fronteggiare la seconda ondata. Il sistema non è stato in grado di gestire al meglio i contagiati a casa. In poco tempo tale situazione ha portato a saturazione gli ospedali e quindi anche le terapie intensive. Quelle che, per intenderci, erano state raddoppiate ad agosto. Ma solo sulla carta.